ma soprattutto di tutte, abbiamo pensato di dover ribadire cosa vuol
dire sicurezza per noi. Nell´immaginario comune, la notte è sempre
stata associata all’insicurezza, alla violenza, alla paura e col tempo
noi stesse abbiamo imparato a introiettare l´idea del pericolo del
mondo esterno.
Con i /loro/ mezzi di comunicazione assordanti vogliono inculcarci
l´idea del terrore della vita che troviamo fuori dalla casa (italiana).
Una casa che non dovremmo mai lasciare perché sinonimo di protezione e
sicurezza. Ma noi non ci caschiamo. Non ci rinchiuderanno nella
prigione delle mura domestiche per far godere l´uomo padr(on)e e
marito, che cerca di approfondire sempre più il senso di controllo sul
corpo e sulla libertà delle donne.
giustificare le politiche sicuritarie e razziste di questo paese ormai
alla frutta.
*E tra l´affanno dei giornali e dei politici preoccupati, anche noi vogliamo dire la nostra.*
*Invitiamo donne, puttane, trans, migranti e rom, lesbiche, gruppi e collettivi femministi a partecipare alla manifestazione del 21 novembre, con partenza alle 18.30 da Pzza Vittorio. [ROMA]*
Per info e per conoscere gli altri appuntamenti di preparazione:
Take Back The Night
x info: takebackthenight(at)grrlz.net
Siamo pronte a uscire nelle strade e a dirlo a ridosso del 25 novembre,
giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Poiché la sicurezza
non viene da un maggior numero di telecamere, né dall´emarginazione,
incarcerazione ed espulsione degli immigrati (e delle immigrate), ma
dalla nostra stessa libertà e autodeterminazione dentro e fuori le mura
domestiche.
Vogliamo vivere le nostre strade anche di notte e vogliamo che sia
questo a farci sentire sicure. Vogliamo non sentirci mai da sole.
Vogliamo dire questo da donne alle donne, alle lesbiche, alle trans,
perché non è sicurezza una città militarizzata, non è sicurezza una
città fatta di ronde e lame, perché la nostra arma è la solidarietà.
Questa crisi tanto temuta e così poco ammessa viene sfruttata, come è
sempre stato, per restringere le libertà acquisite in anni di lotte. In
tempo di crisi le classi dirigenti tentano in ogni modo di minare alla
base i diritti umani più elementari: prove ne sono i respingimenti in
mare dei migranti, come quelli delle donne nelle case, la negazione del
diritto al dissenso attraverso censura mediatica e divieto di
manifestazione,la distruzione della scuola pubblica, la
criminalizzazione e la svalutazione delle donne su tutti i fronti,
specie in campo lavorativo. Infatti precarietà o pratica delle
dimissioni in bianco restano principalmente problemi femminili,
impedendo alle donne, che vogliano sfuggire a situazioni di violenza
infamiglia, di farlo.Nessuno si chiede perché i famosi assenteisti di
Brunetta fossero in maggioranza donne, dato che sulle donne ricade
tutto il peso di un/welfare/ sempre meno efficiente.
Tutto questo accade mentre la Chiesa continua a proporre un modello
familiare in cui la donna conservi il ruolo di incubatrice e balia,
mentre la società diventa sempre più fascista, ribadendo, tra gli
altri, il vecchio schema della donna o santa o puttana. Così la
violenza è palese solo quando a compierla è il tossico, l’immigrato o
il rom e si arriva a giustificarel´ubriachezza dei "bravi ragazzi", che
agiscono per soddisfare bisogni dovuti, mentre lo stesso comportamento
rende la donna un´incosciente che "se l´è cercata".
Ma in tutti questi casi non si indaga la violenza alle radici, la
giustificazione è sempre la devianza, mentre noi sappiamo bene che la
violenza è diffusa e propagandata dai media e dalla cultura.
Si sistematizza una violenza più subdola, in un paese in cui escort e
prostitute sono messe alla berlina, umiliando e denigrando la donna
attraverso comportamenti di certi personaggi politici che vengono
imposti come modello vincente.