e comune. Il 31,7% delle uccisioni avvengono tra le mura domestiche, più del
68% delle vittime sono donne e il carnefice un familiare maschio o comunque un
uomo che aveva rapporti con la vittima in 9 casi su 10 (marito, padre,
fidanzato, fratello, vicino di casa ecc.). Il rischio più alto è per le
inoccupate, tra i 25 ed i 54 anni…” (dal
Corriere dell’Umbria di martedì, 11 marzo 2008)
Perugia, 24 maggio 2007. La “sacra
famiglia” miete un’altra vittima, Barbara Cicioni, presa a pugni in testa e poi soffocata
quando era nel letto, incapace di difendersi per la gravidanza avanzata e il
diabete.
Ancora una volta l’assassino non
bussa alla porta, ha le chiavi di casa!
Barbara Cicioni si
è spenta il 25 maggio 2007, ma il suo assassinio era una morte annunciata,
fatta di ingiurie quotidiane, percosse, violenze psicologiche nel corso
dell’intera vita matrimoniale, con i figli piccoli costretti ad assistere ai
continui soprusi e maltrattamenti nei confronti della donna da parte del marito
e, a loro volta, minacciati di morte. A queste continue violenze, Barbara
aveva reagito, aveva denunciato il
marito e per un po’ era riuscita ad allontanarlo, ma poi ha continuato a
subirlo perché “la famiglia deve restare unita” e in nome di questa “sacra
famiglia” è stata uccisa.
Il marito, Roberto
Spaccino, ammette di averla picchiata, ma nega di averla assassinata: “Mia moglie era incinta, non l’avrei mai
uccisa”…
…Già, perché l’uxoricidio è un
reato, ma non il femminicidio e il valore della vita di una donna si misura in
funzione del suo ruolo di “incubatrice”, moglie, madre al servizio del focolare
domestico, sempre più spesso testimone passiva di violenze e abusi sessuali
anche sulle proprie figlie/i.
quotidiana fatta di stupri e uccisioni contro le donne si consuma nella
maggioranza dei casi in famiglia e ha fatto anche lunedì, 10 marzo, tre vittime
a Taranto. Una donna e due figlie uccise a colpi di martello, non da uno
sconosciuto per strada, possibilmente immigrato, ma dal capofamiglia. Un
insospettabile professionista, una persona “per bene” di una famiglia “per bene
e normale”, un chirurgo accusato di molestie sessuali nei confronti di una sua
paziente, che ha voluto barbaramente punire le SUE donne per aver manifestato
l’intenzione di separarsi da lui dopo una vita di litigi.
Ma in questo sistema sociale
più le donne vengono violentate e uccise in famiglia e più la famiglia viene
esaltata dai vari Ratzinger, Ruini, Casini, ecc., alimentando a livello di
massa una ideologia maschilista e patriarcale in cui l’uomo consideri normale
che la moglie, i figli siano sua proprietà e in cui non è ammissibile che la
donna possa lasciarlo e autodeterminarsi, in cui la famiglia deve apparire
all’esterno per bene e normale mentre cova al suo interno le peggiori
brutalità. E’ in questo sistema sociale, che della violenza eterosessista si
alimenta e produce, che si va rafforzando la politica della centralità della
famiglia (fino al family day), del ruolo subordinato della donna in un clima da
moderno medioevo, negando, di fatto, il diritto all’aborto,
all’autodeterminazione ecc.. Se alle donne vengono negati i diritti basilari di
decidere della propria vita, se la legge di uno Stato considera la sua vita meno
di un embrione, è o no un’ inevitabile e logica conseguenza la ripresa del
peggiore maschilismo nei rapporti uomo donna? E’ evidente il nesso tra questa
condizione delle donne e le uccisioni, le violenze sessuali.
E’ questo stesso sistema sociale che
genera violenza, che rinchiude le donne dentro le mura domestiche, dentro i
loro mattatoi, che nega loro l’emancipazione per la mancanza di un reddito, che
nega loro spazi di socialità dove potersi confrontare e aiutare, che offre loro
una città blindata e desertificata, che alimenta paura e solitudine attraverso
misure di controllo e securitarie di stampo fascista e razzista, senza dare
alcuna risposta al bisogno diffuso e capillare di sicurezza sociale. Queste misure hanno un effetto diretto di
incoraggiamento delle violenze sessuali a tutti i livelli: creano un clima oscurantista e di sopraffazione, creano città “sotto
controllo” invivibili, in cui sono bandite, addirittura criminalizzate le
normali libertà, la socialità tra i giovani, le donne, le persone.
C’è un rapporto diretto tra aumento delle misure di
“sicurezza” e l’aumento degli stupri e dei femminicidi, tra la violenza dello
Stato e quella della società.
Nel nome di tutte le donne stuprate, uccise,
oppresse, contro questa guerra di bassa intensità contro le donne rispondiamo
con rabbia e determinazione
Martedì 18 marzo, ore 9.00, Presidio
davanti al tribunale di Perugia, Piazza Matteotti, per l’udienza preliminare
per il femminicidio di Barbara Cicioni