Sabato 16 novembre a Perugia, ore 10 palazzo della Provincia, nell’ambito del progetto “Educare alla legalità” che si svolgerà per tutto il corrente anno scolastico, si terrà un incontro, organizzato dalla Provincia, dall’inquietante titolo “Le basi naturali del nostro bisogno di legalità – il ruolo decisivo che Darwin ha attribuito alla femmina umana nello sviluppo della nostra civiltà”. A tenere la conferenza sarà un docente di medicina legale, Prof. Marchetti, dell’università del Molise. Tra i promotori, l’Uffico Pari Opportunità della Provincia.
Con viva preoccupazione esprimiamo tutta la nostra inquietudine sollecitata da alcuni termini chiave, che sembrano voler naturalizzare un presunto bisogno di legalità – termine oramai impiegato ingannevolmente come sinonimo di giustizia – quasi come se si cercasse di dare fondamento scientifico all’ipotesi dell’esistenza di una sorta di gene della legalità, di cui tutti, naturalmente, saremmo portator*. Ci chiediamo incredul*: di quale educazione alla legalità stiamo parlando? Forse che l’apartheid non è stata anch’essa legge? Ma la nostra inquietudine è accresciuta dallo spettro del determinismo biologico evocato da Darwin e dal ruolo decisivo attribuito da questi alla Femmina Umana.
Quale Femmina Umana?!?! Quella che riproduce, che allatta? Abbiamo imparato, purtroppo, a conoscere le terribili conseguenze che il riduzionismo biologista trasposto nelle analisi della complessità sociale ha comportato. Ci ricordiamo Lombroso e le sue invenzioni di legami tra la “natura” – allora non era la mappa del genoma, ma la forma e grandezza dei crani – e la “criminalità”, meglio oggi si direbbe l’illegalità: l’invenzione della razza, ad esempio.
Cosa avrà mai da dire l’interpretazione evoluzionista della Femmina Umana alle generazioni di donne che si confrontano oggi con il sessismo, la precarietà, l’assenza di reddito, la crisi sociale? Pensiamo piuttosto che produrre un ordine del discorso che ricolleghi ancora le donne all’atavica specie della Femmina Umana e che le riduca a Natura serva di fatto per ribadire delle gerarchie di genere e di sesso, serva per ricacciarle nel ruolo di subalterne. Un’ operazione tanto più violenta quanto legittimata dalle Istituzioni e dai loro uffici deputati niente po’ po’ di meno che a promuovere le Pari Opportunità, mentre indicono incontri pubblici rivolti a giovani scolaresche da ricondurre ad un determinismo biologico che naturalizza il presunto bisogno di una non meglio specificata legalità. Riteniamo che questa sia davvero un’altra violenza di Stato.
Per questo come femministe, come trans*, come soggetti eccedenti ogni norma non possiamo che ribadire: Noi non siamo Stato! Nessuno spazio alle retoriche naturaliste che aprono il campo a sessismo, omofobia e razzismo! E nessuno spazio alle politiche che legittimano un sistema sociale ineguale, classista, gerarchico e violento.
Illegal* per amore!
Transfemminist queer revolution!
BellaQueer Perugia