
Questo è stato il nostro modo per dare senso a uno sciopero generale che ci stà stretto nelle sue forme e nei suoi contenuti.
Movimento studentesco perugia
Nella già totale assenza dei servizi pubblici per l’infanzia ed insufficienza clamorosa di asili nido, la riduzione dell’orario nella scuola elementare da 40 a 24 ore settimanali penalizza le donne attaccandole su tutti i fronti:
COME MADRI LAVORATRICI perché impone loro di pagare una babysitter o dei servizi alternativi privati, mentre impone alle tante donne che non possono permetterselo di tornare tra le mura domestiche;
COME INSEGNANTI, COLLABORATRICI, OPERATRICI che rischiano di essere tagliate fuori da un mercato del lavoro che già in Italia conta una percentuale bassissima di donne e che le vede sottopagate, impiegate in lavori precari, sfruttate, vittime di discriminazione.
Perdere il lavoro significa DIPENDENZA ECONOMICA, che è una tra le principali cause che costringono una donna a restare fisicamente e psicologicamente in situazioni di VIOLENZA.
Il governo propone le “novità” del maestrO unicO e delle classi differenziate, che, oltre a determinare un aggravio per le lavoratrici ed uno scadimento qualitativo del servizio, significa “PENSIERO UNICO”, quindi la perdita della pluralità di visioni ed esperienze che per noi significa crescita.
DICIAMO NO A PROVVEDIMENTI CHE LIMITANO IL DIRITTO DELLE DONNE DI SCEGLIERE
DICIAMO NO A QUESTE FORME DI VIOLENZA DELLE ISTITUZIONI SULLA VITA DELLE DONNE
Collettivo Sommosse Perugia
Secondo l’indagine ISTAT 2007 sui maltrattamenti verso le donne sono PIÙ di 14 milioni le vittime di violenze fisiche, sessuali o psicologiche, dentro e fuori l’ambito familiare. Di queste, 6.743.000 (pari al 31,9%) hanno subito violenza fisica e sessuale, 5 milioni (il 23,7%) violenze sessuali, 3.961.000 violenze fisiche (18,8%). Sono circa 1.100.000 inoltre le donne vittime dello stalking. Ancora altissima rimane la percentuale dei casi non denunciati, sia ad opera di sconosciuti (il 96%), sia di ex partner (il 93%). Per gli stupri, infine, il sommerso sfiora il 92%.
LA FAMIGLIA RIMANE IL LUOGO PIÙ A RISCHIO PER VIOLENZA E FEMMINICIDIO ED UCCIDE PIÙ DELLA MAFIA
CONTRO POLITICHE SECURITARIE E DI FACCIATA CHE IN NOME DELLA NOSTRA SICUREZZA RIEMPIONO LE STRADE DI TELECAMERE MA TAGLIANO I FONDI AI CENTRI-ANTIVIOLENZA (20 MILIONI IN MENO NEL 2008 CON LA MINISTRA CARFAGNA) CHIEDIAMO SICUREZZA SOCIALE
CONTRO UNA CULTURA ETEROSESSISTA, FAMILISTA E PATRIARCALE CHE CI IMPONE UNA CONDOTTA STANDARD DI SOTTOMISSIONE DA MODERNO MEDIOEVO RIVENDICHIAMO LIBERTÀ DI SCELTA E AUTODETERMINAZIONE
SOMMOSSE PERUGIA
La violenza maschile è la prima causa di morte e di invalidità
permanente delle donne in Italia come nel resto del mondo. La violenza
fa parte delle nostre vite quotidiane e si esprime attraverso la
negazione dei nostri diritti, la violazione dei nostri corpi, il
silenzio.
Un anno fa siamo scese in piazza in 150.000 donne, femministe e lesbiche per dire NO alla VIOLENZA MASCHILE
e ai tentativi di strumentalizzare la violenza sulle donne, da parte di
governi e partiti, per legittimare politiche securitarie e repressive e
torneremo in piazza anche quest’anno perché i governi cambiano ma le politiche restano uguali e, al giorno d’oggi, peggiorano.
In un anno gli attacchi alla nostra libertà e autodeterminazione sono
aumentati esponenzialmente, mettendo in luce la deriva
autoritaria,sessista, e razzista del nostro paese. Ricordiamo il blitz
della polizia al policlinico di Napoli per il presunto aborto illegale,
le aggressioni contro lesbiche, omosessuali e trans,contro immigrate/i
e cittadine/i di seconda generazione. Violenza legittimata e
incoraggiata da governi e sindaci-sceriffi che vogliono imporre modelli
di comportamento normalizzati in nome del “decoro” e della “dignità”
impedendoci di scegliere liberamente come condurre le nostre vite.
La violenza maschile ha molte facce, e una di queste è quella istituzionale:
vorrebbero risolvere la crisi economica e culturale che stiamo vivendo
smantellando lo stato sociale. Per salvare le banche, rifinanziare le
missioni militari all’estero e militarizzare le nostre città tagliano i
fondi ai centri antiviolenza, ai consultori e a tutti i servizi che
garantiscono alle donne libertà, salute e indipendenza.
Con la legge 133 tagliano i fondi alla scuola e all’università pubblica
per consegnare l’istruzione nelle mani dei privati determinando la
fine del diritto ad una istruzione gratuita e libera per tutte/i.
Con il decreto Gelmini, migliaia di insegnanti, maestre precarie,
perdono il posto di lavoro, e viene meno un sistema educativo – il
tempo pieno – che sostiene le donne, consentendo loro una maggiore
libertà di movimento e autonomia.
L’obiettivo delle riforme del lavoro, della sanità, della scuola e
dell’università è di renderci sempre più precarie e meno
garantite:mogli e madri “rispettabili” rinchiuse nelle case,
economicamente dipendenti da un uomo, che lavorano gratuitamente per
badare ad anziani e bambini.
Non pagheremo noi la vostra crisi!
Vogliamo reagire alla violenza fisica, psicologica, economica,
normativa, sociale e religiosa agita verso di noi, in famiglia e fuori,
"solo" perché siamo donne.Vogliamo dire basta al femminicidio.
SABATO 22 NOVEMBRE
SAREMO DI NUOVO IN PIAZZA COME FEMMINISTE E LESBICHE
PER RIBADIRE
con la stessa forza, radicalità e autonomia che la VIOLENZA MASCHILE non ha classe né confini, NASCE IN FAMIGLIA, all’interno delle mura domestiche, e NON È UN PROBLEMA DI ORDINE PUBBLICO MA E’ UN PROBLEMA DI ORDINE CULTURALE E POLITICO!
E AFFERMARE CHE
al disegno di legge Carfagna, che
criminalizza le prostitute e impone regole di condotta per tutte, che
ci vuole dividere in buone e cattive, in sante e puttane, in vittime e
colpevoli, noi rispondiamo che SIAMO TUTTE INDECOROSAMENTE LIBERE!
al decreto Gelmini che ci confeziona una scuola autoritaria e razzista, noi rispondiamo che VOGLIAMO TUTTE 5 IN CONDOTTA!
ai pacchetti sicurezza e alle norme xenofobe che ci vogliono distinguere in cittadine/i con e senza diritti, rispondiamo che SIAMO TUTTE CITTADINE DEL MONDO E ANDIAMO DOVE CI PARE!
Sommosse – Rete Nazionale di femministe e lesbiche
http://flat.noblogs.org/
vedi le immagini della giornata
Perugia, 19 giugno 2008
PRESIDIO CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE
PIAZZA DELLA REPUBBLICA E PIAZZA MATTEOTTI
DALLE ORE 9,00
gli atti di violenza maschile su donne e
lesbiche non sono una questione privata ma corrispondono ad una responsabilità pubblica.
Performance sulla violenza in famiglia a cura di: collettivo femminista sommosse perugia
BOLOGNA 14 GIUGNO 2008
CORTEO NOTTURNO DI FEMMINISTE E LESBICHE CONTRO LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE
IN CONTEMPORANEA CON PARIGI E BARI
FEMMINISTE E LESBICHE AI TAVOLI
BOLOGNA 14-15 GIUGNO 2008
tavoli su: violenza-comunicazione-antisessismo-antifascismo-antirazzismo
questa la sintesi finale dell’incontro:
Il 14 e il 15 giugno 2008 l’assemblea nazionale femminista e lesbica si
è incontrata a Bologna spinta dal desiderio e dalla necessità di
continuare il percorso nazionale iniziato a Roma con la manifestazione
del 24 novembre 2007 contro la violenza maschile sulle donne e
proseguita con un’assemblea di valutazione della stessa (il 12 –1-’08 a
Roma) e con la due giorni di Flat il 23 e il 24 febbraio 2008.
L’incontro a Bologna è nato dalla volontà politica di continuare ciò
che insieme e in tante abbiamo costruito e reso visibile. Dall’esigenza
di individuare strategie e pratiche di lotta da agire affinché sempre e
con forza possiamo affermare la nostra autodeterminazione di femministe
e lesbiche.
Abbiamo discusso di pratiche comuni, azioni di lotta e di comunicazione
con donne e lesbiche, per contrastare la violenza e decostruire quelle
relazioni di potere maschile esercitate in tutti gli ambiti della
società come strumento di controllo e disciplina su donne e lesbiche.
Abbiamo discusso della necessità di essere soggetto protagonista dei
media per produrre informazione, non più controinformazione,
accessibile a tutte, al fine di contrastare un’egemonia culturale che
si dichiara neutra e tale non è.
Abbiamo discusso della necessità di strategie comuni per contrastare le
politiche familiste e le leggi sull’immigrazione che oltre ad
ostacolare ed impedire l’accesso aialle migranti ad un sistema di
diritti minimo, fomentano odio razziale e penalizzano doppiamente le
donne.
L’Assemblea nazionale esprime la priorità di lavorare sui punti di
convergenza che ci uniscono, valorizzando la pluralità delle analisi e
delle pratiche, consapevoli delle differenze che ci attraversano ma
determinate a volerle gestire in modo costruttivo per una maggiore
partecipazione ad una cultura condivisa da donne, femministe e
lesbiche.
L’Assemblea ha quindi espresso la necessità politica di rendere ancora
una volta dichiarato il rifiuto e l’opposizione all’uso strumentale del
corpo delle donne e delle lesbiche per l’etnicizzazione della violenza
e la giustificazione di politiche securitarie e razziste.
Si è concordato sulla necessità di innalzare l’attenzione rispetto alle
mobilitazioni ed alle lotte dei “movimenti migranti” e di lavorare per
intrecciare relazioni con le donne, affrontando le diverse condizioni
materiali di vita, di linguaggi, di culture, con la finalità di uno
scambio reciproco per la costruzione di un percorso condiviso.
L’Assemblea ha inoltre discusso sull’opportunità di aderire alla
manifestazione provinciale dei/delle migranti del 5 luglio. Da parte di
molte è stata espressa la difficoltà ad aderire come rete nazionale
alle varie iniziative politiche locali. L’assemblea ha riconosciuto che
più che dare semplici adesioni o solidarietà nelle varie iniziative
locali, è fondamentale per noi in primo luogo la costruzione di
relazioni con le donne e le lesbiche interne ad altri percorsi di
lotta.
Ci si è poi confrontate sulla definizione di Sommosse; se si tratti di una rete di coordinamento o di un soggetto politico.
Si è valutata la possibilità che la mailing list Sommosse da ambito
principalmente di partecipazione al dibattito e scambio di informazioni
possa essere equiparata ad una assemblea permanente che prenda
decisioni al pari degli incontri nazionali; numerose perplessità
espresse in proposito soprattutto riguardo all’accessibilità al mezzo,
hanno lasciato aperta la questione.
L’Assemblea ha espresso la volontà di organizzare una manifestazione
nazionale per il 22 novembre 2008. Riguardo alle modalità della
manifestazione, è stata sollevata la necessità di mettere in
discussione quelle usate il 24 novembre 2007 ma molte hanno affermato
di non voler fare passi indietro rispetto allo scorso anno. Non c’è
stato tempo per discutere questo punto che quindi dovrà essere ripreso.
Su questa premessa L’assemblea nazionale femminista e lesbica propone:
– una manifestazione nazionale al sud, se le compagne del sud avranno
volontà e possibilità di “ospitarla” in caso contrario da fare a Roma,
il 22 novembre 2008(il sab più vicino al 25 11): la questione centrale
sarà ancora la violenza maschile sulle donne e le lesbiche.
– una settimana di campagne locali (da farsi tra settembre e ottobre)
in cui organizzare momenti di incontro e scambio con le altre donne e
lesbiche e in particolare con le migranti di prima e seconda
generazione, con l’obiettivo di costruire relazioni che consentano la
condivisione dei diversi percorsi di lotta. (A Roma l’intento è di
caratterizzare questa campagna in senso antisessista, antirazzista e
antifascista, partendo dalla denuncia del pacchetto sicurezza e
producendo anche manifesti eventualmente esportabili nelle altre
città).
– la partecipazione e l’attenzione al processo di Perugia per il
femminicidio di Barbara Cicioni di cui la prima udienza è il 19 giugno
’08 e nel quale per la prima volta viene introdotto il temine
femminicidio all’interno dei tribunali italiani
– la creazione di contatti , reti, occasioni di relazione con associazioni e gruppi di donne migranti
– la costruzione di un ambito di discussione per il confronto di
linguaggi e pratiche di lotta fra “vecchie” e nuove generazioni da
collocarsi in un prossimo incontro
QUI TUTTI I REPORT DELLA due giorni (PDF)
qui i report singoli e le risorse video
Perugia, 10 giugno 2008
Stamattina i consultori perugini di Madonna Alta e di via
XIV settembre, sulla scia della campagna d’informazione lanciata dalle ragazze dell’Atelier
Betty di Bologna, sono stati "adottati" da gruppi di pupotte ribelli che denunciano lo stato critico dei consultori cittadini e quindi dei servizi offerti alle donne del territorio perugino:
Mancano ecografi ed ecografe, le ostetriche a domicilio, manca la tempestività
nella dolorosa effettuazione della igv, vista l’alta concentrazione di
obbiettori, si stima attualmente un 80% in Umbria, e la possibilità di
effettuare la mammografia. E se il pap test funziona lo spazio dedicato
ai giovani è risicato, solo al Consultorio di via XIV settembre il
martedì dalle 15 alle 18.
Carenti e praticamente assenti le campagne d’informazione e preparazione alla menopausa e la possibilità di
consulti. La tendenza imperante è quella della medicalizzazione,
pratica spesso inadeguata e controproducente ma a basso costo.
Sessualità e contraccezione sono trattati superficialmente dalle
scuole e scarsamente dai Consultori, come se questi aspetti non fossero
centrali per la crescita di ogni individuo uomo o donna che sia.
Per il
disagio psicologico, infine, esiste una sola psicologa per tutti i
consultori di Perugia.
Inoltre ad aggravare la situazione dei consultori perugini come quelli di tutta Italia, che per legge dovrebbero
offrire servizi di mediazione familiare, di consulenza legale e sui
percorsi adottivi, e proporre misure per contrastare la violenza sulle
donne, la latitanza dello stato laico: una mozione recentemente approvata dal Consiglio Comunale di
Perugia, su proposta di Consiglieri del Pd, ha aperto le porte ad
Associazioni di volontariato di matrice religiosa.
Per l’autodeterminazione delle donne: ADOTTIAMO UN CONSULTORIO!
Legge 19 febbraio 2004, n. 40
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 45 del 24
febbraio 2004