LA “SACRA FAMIGLIA” UCCIDE…

“…più della criminalità organizzata
e comune. Il 31,7% delle uccisioni avvengono tra le mura domestiche, più del
68% delle vittime sono donne e il carnefice un familiare maschio o comunque un
uomo che aveva rapporti con la vittima in 9 casi su 10 (marito, padre,
fidanzato, fratello, vicino di casa ecc.). Il rischio più alto è per le
inoccupate, tra i 25 ed i 54 anni…” (dal
Corriere dell’Umbria di martedì, 11 marzo 2008)
 

Perugia, 24 maggio 2007. La “sacra
famiglia” miete un’altra vittima,
Barbara Cicioni, presa a pugni in testa e poi soffocata
quando era nel letto, incapace di difendersi per la gravidanza avanzata e il
diabete.

 Ancora una volta l’assassino non
bussa alla porta, ha le chiavi di casa!

Barbara Cicioni si
è spenta il 25 maggio 2007, ma il suo assassinio era una morte annunciata,
fatta di ingiurie quotidiane, percosse, violenze psicologiche nel corso
dell’intera vita matrimoniale, con i figli piccoli costretti ad assistere ai
continui soprusi e maltrattamenti nei confronti della donna da parte del marito
e, a loro volta, minacciati di morte. A queste continue violenze, Barbara
aveva  reagito, aveva denunciato il
marito e per un po’ era riuscita ad allontanarlo, ma poi ha continuato a
subirlo perché “la famiglia deve restare unita” e in nome di questa “sacra
famiglia” è stata uccisa.

Il marito, Roberto
Spaccino, ammette di averla picchiata, ma nega di averla assassinata: “Mia moglie era incinta, non l’avrei mai
uccisa”…

…Già, perché l’uxoricidio è un
reato, ma non il femminicidio e il valore della vita di una donna si misura in
funzione del suo ruolo di “incubatrice”, moglie, madre al servizio del focolare
domestico, sempre più spesso testimone passiva di violenze e abusi sessuali
anche sulle proprie figlie/i.

 La ‘strage’
quotidiana fatta di stupri e uccisioni contro le donne si consuma nella
maggioranza dei casi in famiglia e ha fatto anche lunedì, 10 marzo, tre vittime
a Taranto
. Una donna e due figlie uccise a colpi di martello, non da uno
sconosciuto per strada, possibilmente immigrato, ma dal capofamiglia. Un
insospettabile professionista, una persona “per bene” di una famiglia “per bene
e normale”, un chirurgo accusato di molestie sessuali nei confronti di una sua
paziente, che ha voluto barbaramente punire le SUE donne per aver manifestato
l’intenzione di separarsi da lui dopo una vita di litigi.

  Ma in  questo sistema sociale
più le donne vengono violentate e uccise in famiglia e più la famiglia viene
esaltata dai vari Ratzinger, Ruini, Casini, ecc., alimentando a livello di
massa una ideologia maschilista e patriarcale in cui l’uomo consideri normale
che la moglie, i figli siano sua proprietà e in cui non è ammissibile che la
donna possa lasciarlo e autodeterminarsi, in cui la famiglia deve apparire
all’esterno per bene e normale mentre cova al suo interno le peggiori
brutalità. E’ in questo sistema sociale, che della violenza eterosessista si
alimenta e produce, che si va rafforzando la politica della centralità della
famiglia (fino al family day), del ruolo subordinato della donna in un clima da
moderno medioevo, negando, di fatto, il diritto all’aborto,
all’autodeterminazione ecc.. Se alle donne vengono negati i diritti basilari di
decidere della propria vita, se la legge di uno Stato considera la sua vita meno
di un embrione, è o no un’ inevitabile e logica conseguenza la ripresa del
peggiore maschilismo nei rapporti uomo donna? E’ evidente il nesso tra questa
condizione delle donne e le uccisioni, le violenze sessuali
.

  E’ questo stesso sistema sociale che
genera violenza, che rinchiude le donne dentro le mura domestiche, dentro i
loro mattatoi, che nega loro l’emancipazione per la mancanza di un reddito, che
nega loro spazi di socialità dove potersi confrontare e aiutare, che offre loro
una città blindata e desertificata, che alimenta paura e solitudine attraverso
misure di controllo e securitarie di stampo fascista e razzista, senza dare
alcuna risposta al bisogno diffuso e capillare di sicurezza sociale. Queste misure hanno un effetto diretto di
incoraggiamento delle violenze sessuali a tutti i livelli
: creano un clima oscurantista e di sopraffazione, creano città “sotto
controllo” invivibili, in cui sono bandite, addirittura criminalizzate le
normali libertà, la socialità tra i giovani, le donne, le persone.

 C’è un rapporto diretto tra aumento delle misure di
“sicurezza” e l’aumento degli stupri e dei femminicidi, tra la violenza dello
Stato e quella della società.
 

BASTA VIOLENZA SULLE DONNE!

Nel nome di tutte le donne stuprate, uccise,
oppresse, contro questa guerra di bassa intensità contro le donne rispondiamo
con rabbia e determinazione

Martedì 18 marzo, ore 9.00, Presidio
davanti al tribunale di Perugia, Piazza Matteotti, per l’udienza preliminare
per il femminicidio di Barbara Cicioni

 

 

 

Pubblicato in generale | Commenti disabilitati su LA “SACRA FAMIGLIA” UCCIDE…

Coppa mestruale – Mooncup

Mooncup è una morbida coppetta mestruale riutilizzabile in silicone anallergico che raccoglie il flusso mestruale invece che assorbirlo.

Cosituisce un’alternativa ai tamponi e agli assorbenti esterni. Si inserisce in vagina piegata, più in basso rispetto ai tamponi tradizionali, e si apre da sola una volta inserita. Va svuotata ogni 4-8 ore a seconda dell’intensità del flusso. Poi basta sciacquarla o asciugarla con una salviettina e reinserirla. Può essere sterilizzata tra un ciclo e l’altro per avere la massima garanzia di igiene.

E’ economica, ecologica, igienica. Non altera l’equilibrio della mucosa vaginale né deposita fibre estranee in vagina.

Può essere riutilizzata ciclo dopo ciclo. Dura in media 10 anni. Può essere acquistata in farmacia e il costo, ammortizzato in pochi mesi, oscilla tra i 30 e i 40 euro.

vedi il video sull’utilizzo: http://www.youtube.com/watch?v=Vfs3HydFkJU

Pubblicato in consultoria: sesso, contraccezione e dintorni | Commenti disabilitati su Coppa mestruale – Mooncup

Riprendiamoci la notte, riprendiamoci la vita

foto di stefano dottori

Oggi 7 marzo 2008 come movimento di
donne autoconvocate e autorganizzate scendiamo in piazza di notte, per riprenderci
le strade, per riprenderci le piazze!

 Vogliamo rivendicare il nostro
legittimo bisogno e desiderio di vivere la città, sempre.

Vogliamo rivendicare la nostra
autodeterminazione in ogni momento e in ogni luogo, rivendicare la scelta di stili
di vita e comportamenti, affermare nuovi diritti di cittadinanza, contro la
precarietà del lavoro e per la libertà di circolazione dei corpi.

 

In una società in cui la mobilità
è diventata centrale per tutte e tutti (flussi di persone, merci, denaro e
informazione che attraversano tutto il globo), il controllo della nostra
mobilità diventa fondamentale per il potere neoliberista, che ci permette di circolare
solo fin tanto che produciamo o consumiamo.

 Ma noi rivendichiamo un altro tipo di città! Una città costruita dal
basso, dai percorsi della soggettività critica e femminista che mette in
discussione ogni luogo di potere! Una città dove ci sia posto per socialità
svincolata dal consumo, fuori dalle regole del mercato, dove la ricchezza degli
scambi e delle relazioni produca un’orizzontalità di pratiche e percorsi di
autogoverno. Dove poter circolare liberamente la notte e il giorno sia un
diritto di tutte e tuttie non un privilegio
.

Non una città che utilizza
strumentalmente le violenze sulle donne, come l’omicidio di Meredith, per
imporre politiche razziste e classiste (retate indiscriminate su migranti
clandestini, militarizzarizzazione del territorio, polizia e “certezza della
pena” invocata a più voci non solo da esponenti della destra, ma anche da rappresentanti
dei partiti della sinistra istituzionale). Non un luogo oscurato da politiche
securitarie che costruiscono e indirizzano la paura verso una presunta alterità
(sex workers, migranti, consumatori di sostanze stupefacenti, writers…) per
normare e disciplinare i comportamenti e i corpi. Non una città dove i corpi
sono continuamente monitorati, controllati dalla presenza di telecamere che
contribuiscono a rosicchiare, eliminare quello che fu uno “spazio di vita pubblico”.
E così che strumentalizzando la questione sicurezza si risponde ai bisogni
delle donne: con politiche liberticide.

Normare la vita, normare i corpi,
normare i corpi produttivi. Su questo piano biopolitico si pone lo scontro di
sesso, di razza e di classe oggi.

 E ancora una volta il corpo delle
donne, potenzialmente produttivo di vita è al centro di questo scontro. I
ripetuti attacco ai diritti delle donne riguardo a sessualità e maternità – legge
40, attacco alla 194, divieto della introduzione della Pillola abortiva RU486…-
sono parte di questo conflitto.

 Negare l’autodeterminazione delle donne ed
imporre d’autorità il modello tradizionale della famiglia eterosessuale e
patriarcale è d’interesse strategico per il potere biopolitico, che sta
sostituendo quello che rimane del vecchio welfare pubblico, con politiche
legate all’imposizione dei modelli familisti e politiche securitarie. Ed è per
questo che assistiamo oggi ad alleanza strategica tra politica istituzionale,
potere medico maschile e Vaticano, promotore quest’ultimo di un nuovo
fondamentalismo cattolico la cui ingerenza nelle scelte della nostra vita si fa
sempre più inquietantemente arrogante.

 Questa caccia alle streghe, questa vecchia
e sempre nuova alleanza, tra potere terrestre e potere “divino”, tra le
politiche neoliberiste e le forze reazionarie del Vaticano stanno lì ad
affermare che non c’è spazio per l’autodeterminazione delle donne in questo
paese, se non quello che sapranno costruire con le loro lotte e la loro
soggettività.

Politiche securitarie, famiglia patriarcale, moralità eterosessuale, controllo
degli sili di vita, insicurezza e precarietà nel lavoro: A questo ed ad altro la
soggettività delle donne, delle femministe e delle lesbiche saprà rispondere
con una dura e serrata lotta, ma anche con la forza, la creatività, la gioia
che ci viene da r/esistere.

 Ricostruiamo dalle lotte la nostra
città!!!!

 

TRA LA FESTA, IL RITO E IL SILENZIO SCEGLIAMO LA LOTTA

RIPRENDIAMOCI LA NOTTE RIPRENDIAMOCI LA VITA!

 

foto di stefano dottori

 donne autoconvocate perugia

vedi tutte le immagini della serata

Pubblicato in generale | Commenti disabilitati su Riprendiamoci la notte, riprendiamoci la vita

adesione alla campagna nazionale OBIETTIAMO GLI OBIETTORI

 
 
Di
fronte agli attacchi sempre più pesanti all’autodeterminazione delle donne non
si può più rispondere semplicemente invocando la difesa della 194.

 

Le
scellerate dichiarazioni degli antiabortisti in queste ultime settimane rendono
ancor più evidente il potere sulla sfera della riproduzione (e, più in
generale, su quella della salute) che la classe medica può esercitare,
coadiuvata anche dall’articolo 9 della legge 194 che prevede per il personale
sanitario la possibilità dell’obiezione di coscienza – possibilità contemplata
unicamente rispetto all’interruzione di gravidanza: in nessun altro ambito medico
né in altra professione vale questa opzione
.

Per
riaffermare con efficacia il nostro diritto di autodeterminazione dovremmo,
quindi, ripartire proprio dal nodo dell’obiezione di coscienza, da questa
“opzione”, riconosciuta per legge, secondo cui alle scelte e ai problemi di
sofferenza delle donne (perché abortire è una scelta sofferta) il personale
medico-sanitario può anteporre i suoi “problemi di coscienza”
, la sua visione
della vita – in poche parole, in nome della propria “coscienza” può opprimere
il soggetto a cui deve assistenza.

Gli
effetti di ciò sono sotto gli occhi di tutte: oggi abortire è diventato quasi
impossibile e le donne stanno ritornando a pratiche clandestine per
l’interruzione di gravidanza
; l’arroganza degli obiettori è immensa, e nei
reparti il personale che non vuole adeguarsi ai diktat dei primari obiettori ha
vita dura; perfino l’accesso alle scuole di specializzazione in ostetricia e
ginecologia è sempre più vincolato all’“atto di fede” dell’obiezione di
coscienza. Chi si adegua ha una strada privilegiata per far carriera; chi
invece non obietta è costretta/o a impiegare la maggior parte del proprio tempo
a praticare aborti per sopperire alla scarsità di personale non obiettore. Per
non parlare, poi, della cospicua fetta di finanziamenti pubblici destinata agli
ospedali cattolici in cui non è riconosciuta la
possibilità dell’interruzione di gravidanza.

Se
una cattiva legge permette, attraverso l’obiezione, di calpestare i diritti
individuali, anche le/i cittadine/i hanno diritto di sapere chi sono coloro che
le/i curano e di scegliere da chi farsi curare: che fiducia si può avere in
quel/la ginecologo/a che costringe a inutili sofferenze in nome delle proprie
convinzioni morali, pensando di aver dei diritti sul corpo dell’altra?

Crediamo
sia arrivato il momento non solo di rivendicare dei diritti ma anche di
praticarli.

“Obiettiamo
gli obiettori” significa che esercitiamo il diritto di scegliere da chi farci
curare, pretendendo un rapporto di fiducia, trasparenza e assunzione di
responsabilità con la persona a cui affidiamo la nostra salute.

Significa,
quindi, pretendere dalle Asl, dai Consultori e dagli Ospedali l’elenco del
personale medico-sanitario che pratica l’obiezione di coscienza.

 

foto di stefano dottori
(performance delle sommosse perugia 07/03/08)

 

Alle
donne che intendono difendere e affermare il diritto all’autodeterminazione
proponiamo di:

1.
costituirci come soggetti politici che esigono la pubblicizzazione e l’affissione
pubblica negli ospedali e nei consultori delle liste del personale sanitario
che fa obiezione;

2.
cominciare a raccogliere città per città, ospedale per ospedale, consultorio
per consultorio tutte le informazioni che già si hanno, facendo una prima lista
dei nominativi
che si posseggono;

3.
promuovere il boicottaggio in toto di tutti i reparti e di tutte le prestazioni
(analisi del sangue, visite, ecc) degli ospedali in cui ci sono più obiettori;

4.
creare un sito dedicato a questo dove raccogliere informazioni.

Sappiamo
bene che in nome di “sacri principi” vengono compiuti i più grandi crimini
della storia, la violazione dei più elementari diritti umani. Hannah Arendt ci
ha insegnato che “Il male appare banale e proprio per questo ancora più
terribile: perché i suoi più o meno consapevoli servitori, altro non sono che
dei piccoli, grigi burocrati, simili in tutto e per tutto al nostro vicino di
casa”.

Difendere
la nostra autodeterminazione dai “burocrati del male” significa diventare
protagoniste nell’esercizio e la difesa dei nostri diritti.

Smantellare
il sistema che si è creato intorno all’obiezione di coscienza, significa
smantellare un sistema che alimenta e legittima gran parte degli attacchi
contro l’autodeterminazione dei nostri corpi e delle nostre vite.

Sta
a noi donne determinare un grande risveglio prendendo coscienza della vastità
dell’abuso subito e impedire che si ripeta, rimpadronendoci di un sapere e di
pratiche che ci mettano in grado di opporci agli abusi e di chiederne conto.

 

maistatezitte@gmail.com

www.vieneprimalagallina.org

collettivo
femminista



COSA DICE LA LEGGE 194/1978

SULL’OBIEZIONE DI COSCIENZA: 

articolo 9

Il personale sanitario ed esercente le attività
ausiliarie
non
è tenuto a prendere parte alle procedure di cui agli articoli 5 e 7 edagli
interventi per l’interruzione della gravidanza quando sollevi obiezione di
coscienza, con
preventiva dichiarazione.

 La
dichiarazione dell’obiettore deve essere
comunicata al medico
provinciale (ora sostituito dal Direttore sanitario dell’ASL competente,ndr) e,
nel caso di personale dipendente dello ospedale o dallacasa di cura, anche al
direttore sanitario, entro un mese dall’entrata in vigore della presente legge
o dal conseguimento della abilitazione o dall’assunzione presso un ente tenuto
a fornire prestazioni dirette alla interruzione della gravidanza o dalla
stipulazionedi una convenzione con enti previdenziali che comporti
l’esecuzionedi tali prestazioni.

L’obiezione può sempre essere revocata o
venire proposta anche al di fuori dei termini di cui al precedente comma, ma in
tale caso la dichiarazione produce effetto dopo un mese dalla sua
presentazioneal medico provinciale.

L’obiezione di coscienza esonera il personale
sanitario ed esercente le attività ausiliarie dal compimento delle procedure e
delle attività specificamente e necessariamente dirette a determinare
l’interruzione della gravidanza, e non dall’assistenza antecedente e

conseguente all’intervento.

Gli enti ospedalieri e le case di cura
autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare lo espletamento delle
procedure previste dall’articolo 7 e l’effettuazione degli interventi di
interruzione della gravidanza richiesti secondo le modalità previste dagli
articoli 5, 7 e 8. La regione ne controlla e garantisce l’attuazione anche
attraverso la mobilità del personale.

L’obiezione di coscienza non può essere
invocata dal personale sanitario, ed esercente le attività ausiliarie quando,
data la particolarità delle circostanze, il loro personale intervento è
indispensabile per salvare la vita della donna in imminente pericolo.

L’obiezione di coscienza si intende revocata,
con effetto, immediato, se chi l’ha sollevata prende parte a procedure o a
interventiper l’interruzione della gravidanza previsti dalla presente legge, al
di fuori dei casi di cui al comma precedente.

(consulta il testo intero della legge nella categoria "consultoria" all’interno di questo blog o all’indirizzo: http://www.giustizia.it/cassazione/leggi/l194_78.html)

TAPPE DELLA CAMPANGA:

La raccolta/aggiornamento dei dati

Dal momento che i dati ufficiali sulla
presenza di obiettori risalgono al 2005 (cfr. relazione annuale del ministero
della sanità del 4.10.2007), un primo passo è quello di avere una situazione
attuale e costantemente aggiornata sull’effettiva presenza di personale obiettore
negli ospedali, attraverso gruppi di donne, comitati e associazioni che
raccolgono per ogni territorio questi dati e che potrebbero istituirsi in
comitati territoriali

A chi va rivolta la richiesta per avere i dati
sulla presenza di obiettori negli ospedali:

– al Direttore sanitario dell’ASL competente
(la provincia del luogo dove si effettua l’IVG)

– al Direttore sanitario della struttura
ospedaliera dove si effettua l’IVG

– alla Regione, che è tenuta a controllare
l’attuazione della 194, anche attraverso la   mobilità del personale

– al Ministero della Sanità, che ogni anno
deve presentare al Parlamento una relazione sullo stato di attuazione della 194
(art.16, l. 194) La richiesta può essere fatta come singola donna oppure a nome
di un’associazione o altro ente portatore di interessi diffusi (comitati,onlus,
ecc.).

Si può fare anche la richiesta in forma
scritta e per legge la risposta deve essere data in forma scritta.

Se la risposta è negativa/reticente, al di là
delle possibili azioni legali, si effettueranno azioni di denuncia, come ad es.
tempestare di richieste scritte i soggetti istituzionali sopra elencati,
presidi sotto gli ospedali e le Asl coivolte, ecc.

Quali operatori e strutture sanitarie
coinvolgere per la diffusione della campagna

In consultori e ospedali pubblici dove si
effettuano le IVG vanno contattati:

– sindacati di base

– collettivi aziendali

– gruppi di lavoratori

– rsu

– medici di base, ordine dei medici

La forte presenza di obiettori – in netta
maggioranza fra i ginecologi ma anche fra il personale infermieristico –
costringe il personale non obiettore a turni massacranti di lavoro e a ridurre
la loro attività lavorativa alla sola effettuazione di IVG.

Dal momento che le strutture ospedaliere dove
si effettua l’IVG sono tenute per legge ad assicurare in ogni caso
l’effettuazione dell’IVG, è un sacrosanto diritto del personale esigere
l’implementazione del servizio quando questo è carente.

La diffusione della campagna all’interno
delle strutture ospedaliere passa dunque attraverso un confronto col personale
direttamentecoinvolto nell’IVG, che ha il polso effettivo delle specifica situazione
sulla concreta attuazione della 194 all’interno delle singole strutture
ospedaliere dove si pratica l’IVG

La diffusione dei dati

I dati raccolti verranno resi pubblici e
fatti circolare attraverso un sito web appositamente dedicato, dove potrà
essere votata la campagna Obiettiamo gli Obiettori e a cui ogni realtà potrà
contribuire col proprio lavoro territoriale sull’attuazione delle campagna.

Si potrebbe anche attivare anche un blog in
cui le singole donne potranno intervenire portando testimonianze, esperienze,
denunce.

Alla lista degli obiettori si pensa di
affiancare una lista di medici di base e dei pronto soccorso che si rifiutano
di prescrivere la pillola del giorno dopo. Questo, ovviamente, su
segnalazionediretta delle donne.

Nel sito dovrebbe esserci anche una
spiegazione precisa dei vari passaggi per l’IVG e per ottenere la pillola del
giorno dopo, in modo che le donne a cui vengono frapposti ostacoli sappiano
come muoversi e come rispondere alle obiezioni degli obiettori.

Boicottaggio ed altre iniziative

Il boicottaggio delle strutture ospedaliere
dov’è particolarmente forte la presenza di personale obiettore si accompagna ad
altre pratiche e campagne politiche che vanno dalla critica al modello sessuale
– riproduttivo imposto alla donna, dalla diffusione dell’educazione sessuale e
di altri strumenti per prendere coscienza del proprio corpo e della propria
sessualità, alla possibilità di praticaremetodi abortivi meno invasivi e più
autogestiti.

 

 

Collettivo femminista Maistat@zitt@
(Milano)

Pubblicato in 194 e dintorni | Commenti disabilitati su adesione alla campagna nazionale OBIETTIAMO GLI OBIETTORI

Giù le mani dal corpo delle donne!

 

foto di stefano dottori

 

 

Stamattina 16 febbraio 2008 dalle ore 10.30 un
presidio davanti al Policlinico perugino Silvestrini (Santa Maria della
Misericordia) ha voluto denunciare il pesante clima di intimidazione che nel
nostro paese sta montando contro i diritti delle donne
. Lo testimonia quanto
avvenuto nella serata dell’11 febbraio scorso quando alcuni agenti della
Polizia hanno fatto irruzione nel reparto IVG del II Policlinico di Napoli,
senza alcun mandato, motivando di aver notizia di reato di “feticidio”. La
donna oggetto di tale violenza persecutoria in realtà si era sottoposta ad un
regolare aborto terapeutico effettuato nel rispetto della legge 194/78.

 

Le scellerate dichiarazioni degli
antiaboristi
in queste ultime settimane rendono ancora più evidente il potere
che la classe medica e il poter politico istituzionale, in sintonia col diktat
fondamentalista cattolico, possono esercitare sulla sfera della riproduzione.
In particolare la “classe medica” utilizza strumentalmente l’articolo 9 della
Legge 194
(che prevede per il personale sanitario la possibilità dell’obiezione
di coscienza, contemplata unicamente rispetto all’interruzione di gravidanza)
in quanto strumento di potere e di controllo sul corpo delle donne, lasciando
inoltre ampia agibilità politica negli ospedali agli integralisti cattolici del
“Movimento per la vita”.

Se la legge sull’interruzione di
gravidanza (ancora) esiste, è di fatto l’accesso a questo diritto che viene
minato
: anche in Umbria oggi abortire è diventato sempre più difficile,
l’arroganza degli obiettori è immensa e nei reparti il personale che non vuole
adeguarsi al diktat dei primari obiettori ha vita dura. Chi si adegua ha una
strada privilegiata per far carriera; chi invece non obietta è costretta/o a
impiegare la maggior parte del proprio tempo lavorativo a praticare aborti per
sopperire alla scarsità del personale non obiettore.

 

Ancora una volta il corpo delle
donne è reso oggetto di attacchi ripetuti e collegati tra loro. Pensiamo alla
vergognosa Legge 40 sulla fecondazione assistita che ha comportato un
ribaltamento di prospettiva: si sancisce l’esistenza di diritti  di un insieme di cellule embrionali, mentre
si calpestano i diritti delle donne e la loro scelta per una maternità
consapevole.

 

Negare l’autodeterminazione delle
donne e imporre modelli familisti e patriarcali è di interesse strategico per
il potere biopolitico. Le politiche neoliberiste hanno infatti deliberatamente
optato per la progressiva sostituzione del welfare con tali modelli familisti e politiche securtarie. I
corpi produttivi devono per questo essere disciplinati all’interno di una
normatività tradizionale e patriarcale e dentro una rigida moralità
eterosessuale; il controllo biopolitico tende ad uniformare gli stili di vita e
a reprimere i soggetti non conformi.

 

L’alleanza strategica tra
politica istituzionale, élite medica e Vaticano, la cui ingerenza sulla sfera
pubblica si fa sempre più arrogante, rappresenta di fatto una dichiarazione di
guerra agli elementari diritti di cittadinanza di tutti e tutte.

 

Per questo agli attacchi sempre
più pesanti all’autodeterminazione delle donne non si può più rispondere
semplicemente invocando la difesa della 194, bisogna mobilitarsi rivendicando
la libertà di autodeterminazione dei corpi e degli stili di vita.

 

 

 

 

Pubblicato in 194 e dintorni, generale | Commenti disabilitati su Giù le mani dal corpo delle donne!

VIOLENZA SULLE DONNE – Elaborazione dati Istat 2007

Nel 2007 il numero delle donne vittime di violenza ammontava a 1 milione e 150 mila (5,4%). Sono
le giovani dai 16 ai 24 anni (16,3%) e dai 25 ai 24 anni (7,9%) a
presentare i tassi più alti. Il 3,5% delle donne ha subito violenza
sessuale, il 2,7% fisica. Lo 0,3%, pari a 74 mila donne, ha subito
stupri o tentati stupri. La violenza domestica ha colpito il 2,4% delle
donne, quella al di fuori delle mura domestiche il 3,4%.

Il 14,3%
delle donne con un rapporto di coppia attuale o precedente ha subito
almeno una violenza fisica o sessuale dal partner, se si considerano
solo le donne con un ex partner la percentuale arriva al 17,3%. Il
24,7% delle donne ha subito violenze da un altro uomo. Mentre la
violenza fisica è più di frequente opera dei partner (12% contro 9,8%),
l’inverso accade per la violenza sessuale (6,1% contro 20,4%)
soprattutto per il peso delle molestie sessuali. La differenza,
infatti, è quasi nulla per gli stupri e i tentati stupri.
 

I partner responsabili della maggioranza degli stupri.

Il 21% delle vittime ha subito la violenza sia in famiglia che fuori,
il 22,6% solo dal partner, il 56,4% solo da altri uomini non partner. I partner sono responsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica rilevate.
I partner sono responsabili in misura maggiore anche di alcuni tipi di
violenza sessuale come lo stupro nonché i rapporti sessuali non
desiderati, ma subiti per paura delle conseguenze. Il 69,7% degli
stupri, infatti, è opera di partner, il 17,4% di un conoscente. Solo il
6,2% è stato opera di estranei. Il rischio di subire uno stupro
piuttosto che un tentativo di stupro è tanto più elevato quanto più è
stretta la relazione tra autore e vittima. Gli sconosciuti commettono
soprattutto molestie fisiche sessuali, seguiti da conoscenti, colleghi
ed amici. Gli sconosciuti commettono stupri solo nello 0,9% dei casi e
tentati stupri nel 3,6% contro, rispettivamente l’11,4% e il 9,1% dei
partner.


Le donne subiscono più forme di violenza.
Un terzo delle vittime subisce atti di violenza sia fisica che
sessuale. La maggioranza delle vittime ha subito più episodi di
violenza. La violenza ripetuta avviene più frequentemente da parte del partner che dal non partner (67,1% contro 52,9%).
Tra tutte le violenze fisiche rilevate, è più frequente l’essere
spinta, strattonata, afferrata, l’avere avuto storto un braccio o i
capelli tirati (56,7%), l’essere minacciata di essere colpita (52,0%),
schiaffeggiata, presa a calci, pugni o morsi (36,1%). Segue l’uso o la
minaccia di usare pistola o coltelli (8,1%) o il tentativo di
strangolamento o soffocamento e ustione (5,3%). Tra tutte le forme di
violenze sessuali, le più diffuse sono le molestie fisiche, ovvero
l’essere stata toccata sessualmente contro la propria volontà (79,5%),
l’aver avuto rapporti sessuali non desiderati vissuti come violenza
(19,0%), il tentato stupro (14,0%), lo stupro (9,6%) e i rapporti
sessuali degradanti ed umilianti (6,1%).


7 milioni 134 mila donne hanno subito o subiscono violenza psicologica:

le forme più diffuse sono l’isolamento o il tentativo di isolamento
(46,7%), il controllo (40,7%), la violenza economica (30,7%) e la
svalorizzazione (23,8%), seguono le intimidazioni nel 7,8% dei casi. Il
43,2% delle donne ha subito violenza psicologica dal partner attuale.
Di queste, 3 milioni 477 mila l’hanno subita sempre o spesso (il
21,1%). 6 milioni 92 mila donne hanno subito solo violenza psicologica
dal partner attuale (il 36,9% delle donne che attualmente vivono in
coppia). 1 milione 42 mila donne hanno subito oltre alla violenza
psicologica, anche violenza fisica o sessuale, il 90,5% delle vittime
di violenza fisica o sessuale

1 milione 400 mila donne hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni,
il 6,6% delle donne tra i 16 e i 70 anni. Gli autori delle violenze
sono vari e in maggioranza conosciuti. Solo nel 24,8% la violenza è
stata ad opera di uno sconosciuto. Un quarto delle donne ha segnalato
un conoscente (24,7%), un altro quarto un parente (23,8%), il 9,7% un
amico di famiglia, il 5,3% un amico della donna. Tra i parenti gli
autori più frequenti sono stati gli zii. Il silenzio è stato la
risposta maggioritaria. Il 53% delle donne ha dichiarato di non aver
parlato con nessuno dell’accaduto.



Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate.
Il sommerso raggiunge circa il 96% delle violenze da un non partner e
il 93% di quelle da partner.
Anche nel caso degli stupri la quasi
totalità non è denunciata (91,6%). È consistente la quota di donne che
non parla con nessuno delle violenze subite (33,9% per quelle subite
dal partner e 24% per quelle da non partner).

 

Pubblicato in generale | Commenti disabilitati su VIOLENZA SULLE DONNE – Elaborazione dati Istat 2007