La frocietà non vi piace lo sappiamo! Flash mob contro le Sentinelle in Piedi

la frocietà vi fa male

 

Oggi 7 giugno le sentinelle in piedi sono tornate a farci visita a Perugia. Si sono disposte in Piazza IV Novembre con un libro in mano per dimostrare tutto il loro sessismo e la loro omofobia. 
Ci abbiamo pensato noi con la nostra favolosità a rompere il silenzio “cattobigottofascista” delle sentinelle ben protette da un loro cordone e dagli inefffabili tutori dell’ordine. E se spintoni e minaccedella polizia non hanno potuto fermare la nostra determinazione a prendere voce, l’applauso di chi era in piazza ha confermato che la loro rivendicazione di libertà di espressione è ridicola. 


La frocietà non vi piace lo sappiamo e saremo sempre pront* a rompere con le nostre eccentriche soggettività la vecchia retorica di difesa di una presunta normalità che è violenza sulle vite di tutt*.


STAY REBEL, STAY QUEER

 

Guarda il video!

Qui l’instant video di  Lautoradio Perugia

 

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III Incontro di Autoformazione sul Sex Work con: Unità di Strada Cabiria

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Il fenomeno della prostituzione su strada in Umbria: esperienza dell’Unità di Strada Cabiria e dibattito sulle politiche nazionali e cittadine a partire dall’ultima ordinanza comunale “antiprostituzione”.


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L’ “Unità di strada Cabiria” nasce tra il 1997/1998 come progetto promosso da Arcisolidarietà Ora d’Aria Perugia e finalizzato alla prevenzione e alla riduzione del danno dell’HIV e delle malattie sessualmente trasmissibili tra le prostitute immigrate. Si occupa di mappatura e rilevazione del fenomeno della prostituzione in strada e indoor; attività di primo contatto, secondo una politica di “riduzione del danno”, di persone prostitute donne e transessuali, fornendo informazioni sulle malattie a trasmissione sessuale, sulla salute in generale e sulla normativa in materia di immigrazione e prostituzione nel nostro Paese; attività di mediazione sociale; sperimentazione di azioni volte all’emersione dello sfruttamento sessuale indoor, mediante l’analisi degli annunci sui mezzi di comunicazione locali e il contatto telefonico.

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Lunedì 9 giugno alle 17,30

presso Piazzetta del Fosso (via della Viola) Perugia.

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A cura di:
BellaQueer Perugia , Bracciarubate Unità di Strada Cabiria

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II Incontro di Autoformazione sul Sex Work con: Unità di Strada Cabiria

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Il fenomeno della prostituzione su strada in Umbria: l’esperienza dell’Unità di Strada Cabiria. 

L’ “Unità di strada Cabiria” nasce tra il 1997/1998 come progetto promosso da Arcisolidarietà Ora d’Aria Perugia e finalizzato alla prevenzione e alla riduzione del danno dell’HIV e delle malattie sessualmente trasmissibili tra le prostitute immigrate. Si occupa di mappatura e rilevazione del fenomeno della prostituzione in strada e indoor; attività di primo contatto, secondo una politica di “riduzione del danno”, di persone prostitute donne e transessuali, fornendo informazioni sulle malattie a trasmissione sessuale, sulla salute in generale e sulla normativa in materia di immigrazione e prostituzione nel nostro Paese; attività di mediazione sociale; sperimentazione di azioni volte all’emersione dello sfruttamento sessuale indoor, mediante l’analisi degli annunci sui mezzi di comunicazione locali e il contatto telefonico.

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Lunedì 5 maggio alle 17,30
presso i locali dell’ex-Combo, in Via Cartolari 1, Perugia.

A cura di:
BellaQueer Perugia Bracciarubate Unità di Strada Cabiria

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Nessuno spazio in città ai fascisti di Casapound!

Tira un’ariaccia dice il detto popolare, ed è così in tutta Europa: venti di intolleranza, attacco ai diritti, retoriche liberticide all’autodeterminazione,sono gli strumenti con cui il capitalismo mette a valore i desideri e le vite di tutti. Un sistema di potere in cui la precarietà è una condizione sistemica, lo sfruttamento diventa quasi naturale e la paura verso il diverso si conferma come il modo ovvio di neutralizzare la rabbia degna di coloro che vi si oppongono. Oggi la governance neoliberale governa, infatti, crisi e austerità a colpi di leggi paternalistiche e repressive, utilizzando le differenze razziali, di genere, di orientamento sessuale con il chiaro scopo, tra l’altro, di produrre un immaginario allarmistico da dare in pasto al populismo reazionario, come mettono ben in mostra il caso dell’Ucraina, le politiche autoritarie del democraticissimo Putin, la becera politica del governo Rajoy.

Il globale è locale, lo sappiamo, e Perugia lo dimostra: politiche securitarie esasperanti, trasformazione della rabbia sociale in razzismo, svendita degli spazi pubblici a interessi privati. Si dice che Perugia sia una città ormai svuotata, ma si omette di dire che tale fenomeno è frutto di politiche mirate e noi ci chiediamo: a chi conviene? Forse alla ‘ndrangheta, che ha nel narcotraffico il suo centro nevralgico e che usa Perugia come una delle piazze principali in Europa? Forse a renderci tutt* un po’ più divisi, spaventati e quindi più governabili? La risposta la dà l’apertura di Casapound: un’associazione, di per sé insignificante, ma che rappresenta la mano violenta a sostegno di tali politiche.

Che cos’è Casapound? Nasce in qualità di primo spazio di rivendicata ispirazione fascista che si fa conoscere sul territorio nazionale per le numerose aggressioni di stampo razzista e sessista. A Perugia, il 3 maggio in via Valentini 33 ad Elce, questa stessa organizzazione inaugurerà uno spazio in cui è prevista la presenza del vice presidente nazionale, Andrea Antonini.

Chi è Andrea Antonini? Secondo la ricostruzione della Procura, a Giugno 2008 Antonini avrebbe dichiarato il falso per confermare l’identità di Mario Santafede, latitante di origine napoletana ricercato per una condanna a 13 anni per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, facendogli così ottenere una falsa carta di identità. Ecco allora svelata la falsità della retorica che vorrebbe Casapound in prima fila contro spaccio e degrado, tematiche centrali anche nel dibattito pubblico cittadino, in cui si parla di sicurezza a fini elettorali e poi si permette l’insediamento in città di individui che usano l’aggressione verso l’altro e l’odio contro il diverso come mezzi di azioni quotidiane.

La nostra sicurezza significa strade libere da ogni sessismo, razzismo e fascismo!

La nostra sicurezza non fa rima con più polizia ma con il diritto alla casa, al reddito e ad una mobilità per tutti e tutte!

 SABATO 3 MAGGIO 2014 

PRESIDIO ANTIFASCISTA

PARCO ELCE RIMBOCCHI H. 12,00

 

Perugia Antifascista

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DIVENTO UNA MANTIDE SE MI TOCCANO ATLANTIDE!!!

Comunicato di solidarietà alle compagne di Atlantide sotto sgombero:atlantide resiste
DIVENTO UNA MANTIDE SE MI TOCCANO ATLANTIDE!!!

Il 1 aprile è stata la rabbia a caratterizzare i nostri risvegli: Atlantide, spazio bolognese occupato dal 1998 da collettivi di gay, lesbiche, femministe e punk, ha ricevuto dal Comune di Bologna la lettera di avviso di sfratto, in cui si annuncia che nei successivi 15 giorni la democraticissima amministrazione PD procederà allo sgombero a suon di reparti antisommosse. Il PD, ancora una volta non si fa scrupoli a mettere in pratica una politica violenta e repressiva quando si tratta di chiudere spazi di libertà.
Atlantide è, per tutte noi che l’abbiamo attraversata, vissuta e amata, un laboratorio di autogestione, di produzione di socialità altra, di elaborazione culturale dal basso. Chi ha attraversato Atlantide sa che è uno spazio comune di condivisone, di pratica reale di autodeterminazione, di liberazione dei corpi dai violenti apparati eteronormativi. Uno spazio che spazza via la distinzione fra corpi che contano e quelli che, invece, possono essere schiacciati da un bio potere, che sempre più cattura e mette a valore le nostre vite e i nostri desideri.
Per questo lo sgombero di Atlantide riguarda tutt* ed è per questo che saremo con le nostre sorelle e compagne, con tutta la nostra radicale favolosità al presidio, indetto l’11 aprile per mostrare tutta la nostra determinazione A FAR RIMANERE ATLANTIDE DOV’È E A RIBADIRE CHE CHI TOCCA ATLANTIDE SI BRUCIA!

Collettivo BellaQueer Perugia

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Le sentinelle in piedi e la governance neoliberale delle differenze

Qualche riflessione intorno alle sentinelle clerico-fasciste e la produzione del panico sociale nel caso della Legge Scalfarotto.

di Roberta Pompili

Alcune “sentinelle” clerico-fasciste stanno attraversando il nostro paese: manifestano – in silenzio, in piedi, nel centro delle nostre città – per difendere la libertà di espressione religiosa (leggi quella integralista cattolica), di fatto per mantenere l’ordine “naturale” della famiglia eterosessuale. (Maschio-femmina- più bambin* preferibilmente bianchi).
Il pretesto per iniziare questa nuova campagna moralistica e reazionaria è stato il disegno di legge Scalfarotto: un disegno di legge sostenuto dal Pd e che in teoria dovrebbe legiferare contro l’omofobia, in linea con le leggi antidiscriminazione europee.

Di cosa parla questo disegno di legge? Ci sono forse finanziamenti pubblici, ad esempio, per introdurre nelle scuole l’educazione alla sessualità consapevole? Niente di tutto questo. Nel ddl c’è solo pena e carcere e si sa con il carcere non si cambia la cultura (normalmente anzi la si conferma, irrigidisce, peggiora). Siamo ben lontani da quelle leggi di “riforme democratiche” del Paese del periodo storico degli anni ’70, legate alle istanze incalzanti dei movimenti conflittuali e di lotta moltitudinarie, e che hanno espresso, con tutti i loro limiti, un avanzamento progressivo del Paese (divorzio, aborto). Il ddl Scalfarotto si occupa di fatto di introdurre nuove pene e questa sua “mission” è in linea anche con i recenti nefasti provvedimenti in termini di violenza di genere. Il suo intento è appunto introdurre nuovi reati nella famigerata legge sull’ordine pubblico legge Reale del 1975, già istituita per reprimere i movimenti sociali. La legge Reale si chiama Reale-Mancino perchè nel 1993 sono state introdotte da Mancino ulteriori misure repressive, in teoria con lo scopo di contenere l’odio razziale, in pratica misure repressive per rendere lo società più carcere possibile. Le norme della Mancino sono state, infatti, sperimentate prima contro i tifosi, ovvero per contenere quelle soggettività ancora ritrose e recalcitranti alle forme del controllo individualizzante neoliberale, in seconda battuta gli stessi dispositivi sono stati allargati alle aree del dissenso (chi non ricorda i daspo distribuiti a chi si impegnava nel campo dei diritti in città?)
Oggi la governance neoliberale governa, infatti, crisi e austerità a colpi di leggi paternalistico-repressive, utilizzando le differenze (di volta in volta razziale, di genere, di orientamento sessuale) e riproducendo differenzazioni dentro l’armamentario giuridico, in grado di costruire l’altro, reificarlo, modellarlo nonché produrre un immaginario allarmistico da dare in pasto al populismo reazionario e al fascismo molecolare che si annida dentro ciascuno.
Come una danza all’unisono le sentinelle neofondamentaliste locali (l’altra faccia della governance neoliberale) sono entrate in scena sfoderando il solito repertorio di propaganda. No al matrimonio gay. No all’affidamento di figli alle coppie omessuali. Si alla famiglia biologica naturale eterosessuale.
La legge Scalfarotto non tocca minimamente queste cose. Ma non importa il dado è tratto. La legge congelando le differenze dentro identità fisse e domabili se ne fa paladino. Che bello lo stato, che buon genitore, difende i gay e le lesbiche, i/le trans …
Se vogliamo soltanto accennare al fantomatico oggetto che sembra minacciare i sogni dei bigotti e delle bigotte della Vandea locale, aggiungiamo qualche osservazione sul contratto matrimoniale e alcune questioni ad esso collegato. Sono già diversi i paesi nel mondo che hanno adottato questa nuova forma matrimoniale, in Europa e nel mondo. Provvedimenti che sono stati realizzati spesso scatenando la riposta sincrona delle truppe cammellate degli integralisti. Basti ricordare la manifestazione di 2 milioni di persone in Francia.
Il contratto, matrimoniale e non, si situa dentro la storia del capitale e la sua natura performativa traccia una geometria proiettiva del dovere e del calcolo dei rischi che vengono interiorizzati soggettivamente.
Leggendo alcuni studiosi contemporanei dei queer studies possiamo ripercorre le relazioni che hanno legato i rapporti sociali capitalistici e i modelli egemoni di mascolinità e femminilità nonché i modelli di sessualità, i processi di reificazione del desiderio sessuale e la costruzione binaria delle categorie omosessuali ed eterosessuali. La privatizzazione contemporanea della sessualità in senso omonormativo si situa all’interno dell’attuale orizzonte di accumulazione neoliberista. Assistiamo alla tendenza a legare l’idea delle lotte contro “l’omofobia” con il diritto ad ottenere la possibilità sposarsi: secondo Floyd ciò costituirebbe una limitazione che serve ad assimilare, ad esempio, le pratiche omosessuali con il modello eteronormativo della monogamia e dell’ “impegno”.
Per altri versi, studiose femministe hanno mostrato come nel caso degli Stati Uniti sono state realizzate vere e proprie campagne per “promuovere” il matrimonio delle donne e delle donne povere specialmente non “bianche”: questi piani pedagogici e moralistici si coniugano con le scelte di privatizzazione dei servizi sociali, che spostano i costi del supporto per la vita di malati, giovani, anziani e dipendenti dalla rete di sicurezza sociale alle abitazioni private.
L’ipotesi di uno slittamento dei confini in termini di contratto tra due soggetti dello stesso sesso, dunque, non mette di fatto in crisi un sistema sociale che nel contratto di matrimonio stesso costruisce un suo pilastro, così come nella famiglia in quanto cellula indispensabile per le politiche di cooptazione dei soggetti nei processi di finanziarizzazione (indebitamento) e privatizzazione della riproduzione sociale.
Come ci ricorda Wendy Brown, il neoliberismo si costruisce dentro leggi e istituzioni politiche che richiedono intervento politico e orchestrazione: da una parte le retoriche che naturalizzano il mercato, dall’altra la logica sociale neoliberista che avanza attraverso il ritiro dello Stato da alcuni domini e la privatizzazione di alcune funzioni statali che non comportano uno smantellamento di governo, ma, piuttosto, costituiscono una tecnica di governo.
L’aspetto più insidioso e da mettere a fuoco, d’altra parte, ha proprio a che fare con i modelli di soggettività che tali tecniche di governo producono e comportano: i principi imperativi che sottengono a tali modelli si collocano piuttosto sul piano dell’etica della responsabilità individuale e dell’autonomia finanziaria e nulla hanno a che vedere con l’autodeterminazione sessuale ed economica.le sentinelle le vogliamo NO
La propaganda, la manipolazione mediatica, le politiche identitarie e la legislazione securitaria e differenziale modellano, “identificano” e normalizzano, governando le differenze e insinuandosi fin dentro i desideri e le mutande di ciascuno; specularmente – come in una macabra danza – le stesse politiche e tecniche di governo producono identità e vittime da immolare al sacro altare della famiglia ( ma anche della patria e della impresa.)
L’ordine neoliberale è dato. A noi resta il difficile compito di costruire una nuova mappa per sfidare l’ordine del mondo e veleggiare, ancora una volta, in mare aperto.

 

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Contro le sentinelle siamo tutt* indecoros* e liber*!

Le Sentinelle a Perugia le vogliamo? NO!!!!

Oggi, 29 marzo, loschi figuri provenienti soprattutto da fuori regione, si sono appropriati dello spazio pubblico; dopo Trento, Milano e altre città d’Italia, anche a Perugia hanno occupato la centralissima piazza della Repubblica di fronte alla sede del Partito Democratico. Ma chi sono le Sentinelle in piedi? Si definiscono un gruppo apartitico e aconfessionale che nasce per difendere la famiglia tradizionale e i naturali ruoli degli uomini e delle donne, che il Disegno di Legge Scalfarotto metterebbe in discussione. Millantano argomentazioni che si commentano da sole: una legge che semplicemente vorrebbe perseguire le discriminazioni per orientamento sessuale, manderebbe in galera chi mette in discussione la famiglia “naturale”! In nome dell’articolo 21 sosterrebbero il loro diritto alla libertà di espressione anche questo, a loro dire, duramente attaccato dal Disengo di Legge Scalfarotto e in nome della libertà d’espressione riempiono lo spazio pubblico di contenuti sessisti, omofobi e reazionari.

E si è visto cos’è per loro libertà di espressione: da questa mattina, sui vari articoli comparsi online, non è possibile lasciare commenti se non autorizzati da chi fortemente li spalleggia. Persone che volevano commentare con la propria visone critica la ricostruzione parziale messa in atto dalle sentinelle, si sono trovati completamenti censurati. Soggettività che volevano risignificare lo spazio pubblico in senso antisessista e antifascista con balli baci e musica, sono state prontamente bloccate e identificate. Altro che libertà di espressione o lotta alla discriminazione, la loro stessa presenza è un concreto attacco al diritto al dissenso. Questa ipocrisia moralista è stata ben capita da molte delle persone che in quel momento attraversavano Piazza della Repubblica e che si sono rifiutate di ricevere un’informazione sbagliata da parte delle sentinelle.

Dietro una ridicola e falsa pretesa di tutelare le libertà di tutti si cela un attacco liberticida al diritto e ai desideri di quelli che vogliono decidere e autodeterminare i propri corpi: imporre un’idea costrittiva e violenta su qual è la femminilità e la mascolinità giusta e naturale, imporre con chi possiamo fare l’amore e quando possiamo decidere sui nostri corpi. Questa retorica è parte fondante dell’attacco sessista e omofobo che sta prendendo vita in tutta Europa; dalla legge spagnola del governo Rajoy, che fa dell’utero delle donne un luogo biopolitico per ristabilire una sovranità nazionale ormai morta sotto l’attacco della crisi globale, alle leggi naziste del governo Putin, che considera i corpi di tutti coloro che non rientrano nel paradigma del maschio bianco eterosessuale come corpi da rieducare, reprimere o da eliminare, attacco che passa per la presenza di obiettori disseminati dal potere clericale in ogni farmacia e ospedale d’Italia, che impediscono di fatto il godimento effettivo del diritto all’aborto sancito dalla legge italiana che ci troviamo ancora nostro malgrado a difendere: la 194.

Questo attacco non è un casuale risveglio di bigotti reazionari e sessisti di tutta Europa, ma un tassello voluto e ragionato del governo della crisi economica. Le politiche di austerity portate avanti dal sistema di potere hanno come perno la Bce, erodono diritti, espropriano il futuro, producono nella moltitudine rabbia e reazione potenzialmente sovversive del sistema stesso; e questo fa molta paura: si tenta quindi di neutralizzare questa radicalità trasformandola in rabbia sessista e omofoba creando un nemico fatto ad hoc: che siano froce, lesbiche, trans, femministe, puttane o migranti.

Non ci stancheremo mai di affermare con la semplice potenza dei nostri corpi fuori dalla norma che la realtà che state difendendo non appartiene al presente!

Contro le sentinelle siamo tutte froce!

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I incontro di Autoformazione sul Sex Work con: Roberta Pompili

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Che cosa è il lavoro? E che cosa la divisione sessuale del lavoro?
In che modo possiamo oggi parlare di prostituzione? Come il femminismo contemporaneo ha provato a ridefinire il campo concettuale e di lotta delle asimmetrie legate al genere lavorando intorno alla categoria del sex work?
E come possiamo interessarci di sex work senza occuparci delle frontiere che oggi attraversano gli spazi e le geografie politiche economiche dei diversi paesi d’Europa?

All’indomani di una grave risoluzione votata dal Parlamento Europeo sulla prostituzione (Rapporto Honeyball) che relega la condizione delle donne implicate nella prostituzione all’unico ruolo di vittime, non possiamo non osservare come oggi la linea del genere e quella dei confini (nazionali, europei…) si intreccino, di fatto garantendo il nuovo ordine neoliberale.

Ne parliamo con Roberta Pompili, antropologa.

Lunedì 10 marzo alle 17,30
presso i locali dell’ex-Combo, in Via Cartolari 1, Perugia.

*

A cura di:
BellaQueer Perugia e Bracciarubate

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Cineforum Queer_Marzo/aprile 2014

Ecco il nuovo calendario del Cineforum a cura di BellaQueer Perugia per i mesi di marzo e aprile:

Giovedì 06/03
COME UN UOMO SULLA TERRA
(A. Segre, D. Yimer, R. Biadene, Italia 2008 )

Giovedì 20/03
SPLENDORI E MISERIE DI MADAME ROYALE
(V. Caprioli, Italia-Francia 1970)

Giovedì 03/04
LA VITA DI ADELE
(A. Kechiche, Francia-Belgio-Spagna 2013)

*

Ore 20,00 Aperitivo
Ore 21,00 Proiezioni

Presso la Consulta degli Immigrati, 2 Perugia

INGRESSO
GRATUITO

 

FB https://www.facebook.com/bqperugia

CINE MARZO 2014

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FUORI LO STATO DALLE NOSTRE MUTANDE

194 metri sopra il clero
Presidio in difesa della L.194 -Sabato 1 marzo dalle ore 10:30 alle ore 17 –
Ingresso Ospedale Silvestrini Perugia (parcheggio Gambuli – CUP)

Abbiamo scelto questo storico slogan per ricollegarci a delle lotte che,
purtroppo, sono oggi quanto mai attuali. Lo testimonia la scelta dei pro-life e
delle loro organizzazioni per l’abrogazione della legge 194, oltre ai recenti
sviluppi internazionali. Oggi i pro-life sono qui per una “maratona di
preghiera”, come la chiamano sul loro sito (http://no194.org/), volta a
promuovere la loro iniziativa.

Noi siamo qui convinti che il modo peggiore per affrontare un problema che
coinvolge, spesso drammaticamente, la persona -in questo caso la donna che
decide di abortire- sia quello di affrontarlo in termini di etica assoluta e
quindi astratti. La maratona di preghiera promossa dal movimento pro-life ci
sembra un mantra per esorcizzare il diavolo dalle femmine, accusate di
assassinio nei confronti dell’embrione. I pro-life vogliono consegnare il corpo
delle donne alla tutela dello Stato, in nome della tutela del concepito, perché
le donne sono irresponsabili, immeritevoli della capacità di poter decidere
della procreazione. E in questo la filosofia è affine a chi ritiene che lo
Stato debba sostituirsi a noi nelle denunce per violenza o nella faccenda,
autoritaria, che riguarda l’abolizionismo della prostituzione. Il ragionamento
inizia e finisce nella negazione del diritto delle donne a gestire il proprio
corpo e a decidere quello che su quel corpo dovrà accadere. Le donne non sanno
decidere per se’. Bisogna salvarle da se stesse, bisogna sostituirsi ad esse.
Questo farebbe qualunque paternalista. E per farlo dirà che è per il nostro
bene, per la nostra sicurezza, per la tutela dell’embrione, a condizione che la
libertà di decidere sul nostro corpo, la nostra vita, il nostro futuro non sia
lasciata a noi. Un esempio fra tutti: nella loro lotta contro la libertà
sessuale, i pro-life affermano che l’uso di profilattici non protegge dalle
malattie sessualmente trasmissibili. L’educazione sessuale, secondo interventi
fatti da chi ha bocciato in parlamento europeo il Rapporto Estrela, sarebbe il
veicolo per diffondere teorie troppo libertine o addirittura trappole per
introdurre di soppiatto nelle scuole il terrore in veste di legittimazione
della omosessualità.

E se in tutta Europa i movimenti pro-life cercano di far riconoscere i diritti
del concepito, in Italia proseguono iniziative amministrative, comunali, e
regionali, che provano a tutti i costi a introdurre nei consultori laici
volontari pro-life, rimettendo in discussione la legittimità della legge 194.

Noi siamo qui oggi per testimoniare l’importanza di un corpo che sia terreno
di riflessione sociale e politica. Siamo qui per dire di no all’
istituzionalizzazione di questo corpo, e no a uno stato che si sostituisca all’
individuo nella su facoltà di agire e autodeterminarsi.

E per questo urliamo: FUORI LO STATO DALLE NOSTRE MUTANDE!

BellaQueer Perugia
Unità di Strada Cabiria
Csoa Ex Mattatoio
Omphalos Arcigay Arcilesbica
Operatrici Centri Anti Violenza Perugia
R.A.V.
Rete degli studenti medi
Sinistra Universitaria-udu Perugia

Qui il report della giornata e le foto!

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